LA NOSTRA STORIA
La vivace corrente che anima il flusso delle acque del fiume Stella - Anaxum per i latini -, narra la storia di un′antica fortezza medievale cinta da un fossato a difesa dei feudatari, il cui accesso era protetto da un ponte levatoio.
Eretta probabilmente sui resti di un antico castelliere romano - accampamenti fortificati posti sui canali fluviali a scopi commerciali - custodisce ancora oggi, nel sottosuolo e nelle profondità delle acque che la lambiscono, misteri a cui non è stata data spiegazione. Due navi romane ritrovate nel letto del fiume rivelano antichi scambi con le genti del territorio; le testimonianze che la storia ci ha lasciato parlano inoltre dell′Anaxum come fondamentale collegamento nei percorsi calcati successivamente dai Cavalieri del Tempio di Gerusalemme sulla strada per la Terra Santa.
Una collina si eleva tra i verdissimi prati del parco: rimangono senza risposta le domande sulle possibilità che nel suo cuore si nasconda un tumulo millenario.
Oggi la fortezza ha lasciato il posto ad una villa gentilizia che si unisce all′originaria torre del milleduecento la quale prosegue con le mura ricostruite sulle primitive fondamenta e con l′imponente arco di ingresso prospiciente il ponte in pietra, che ha sostituito da secoli il ponte levatoio. I primi documenti sul castello risalgono al 1258 e riguardano la restituzione del castrum et villam inferiorem de Flambro al Patriarca d′Aquileia Gregorio di Montelongo, che aveva concesso la giurisdizione dell′intero feudo ai fratelli Corrado e Rodolfo Savorgnan. Tra il 1300 e il 1400 l′espansione di Venezia mina il potere del Patriarcato di Aquileia, che decide di trasferire la proprietà del feudo al Conte Palatino Leonardo di Gorizia il quale nel 1466 ne cede la giurisdizione al Conte di Codroipo.
Il breve periodo di quiete che segue prelude alle incursioni turche che tra il 1472 e il 1500 stravolgono il Friuli e tra le oltre diecimila vittime che causano, senza contare i prigionieri che rapiscono e schiavizzano, perisce anche l′intera famiglia dei Codroipo salvo un componente miracolosamente scampato al massacro.
Tornata la giurisdizione al proprietario Conte di Gorizia privo di successori, la proprietà viene lasciata in eredità verso la fine del 1400 a Massimiliano d′Asburgo, sottraendo così il territorio a Venezia. Il 1508 porta alla luce le diatribe tra gli Austriaci e i Veneziani e al conflitto che pone fine alle speranze espansionistiche della Serenissima.
Il catasto napoleonico istituito da Bonaparte nel 1800 trasforma la giurisdizione in proprietà e per il feudo di Flambruzzo, affidato nuovamente dagli Asburgo ai Codroipo, si tratta della svolta definitiva: il possedimento si conferma ai Conti di Codroipo dopo 400 anni di vassallaggio ma viene rimesso in discussione per la mancanza di eredi.
È così che il maniero con tutti i suoi terreni viene acquisito per la prima volta dalla famiglia che ne segnerà il destino e precisamente dal Conte Francesco Rota di San Vito al Tagliamento. Varie vicissitudini determineranno successivamente l′allontanamento dei Rota da Flambruzzo, il cui castello rimarrà nel cuore della figlia del Conte Francesco, Giuliana, tanto da indurre il suo sposo, Mario figlio del Maresciallo d′Italia Pietro Badoglio, a riacquistarlo per farne il proprio dono d′amore alla bellissima moglie.
Tutt′oggi la proprietà permane nelle mani dei Duchi Badoglio ed è abitato dal figlio più giovane di Mario e Giuliana Rota, Alessandro, insieme alla consorte Maria Clotilde Antonietti.
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